Due domande dell'INT ai Candidati alle elezioni europee
Roma
21-05-2019
Le risposte di Maria Cecilia Guerra, pervenute il 21 maggio, Candidata nella Circoscrizione Nord Est nella lista Pd-Pse
Nata a Nonantola (Mo) il 6 dicembre 1957. Laureata in Economia e Commercio presso l’Università degli studi di Modena, ha poi conseguito il Master Phil. in Economics presso l’Università di Cambridge e il dottorato in Economia Politica presso l’Università di Bologna. È professore ordinario di Scienza delle Finanze presso il Dipartimento di Economia “Marco Biagi” dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Già Sottosegretario al Lavoro e Politiche Sociali è stata anche componente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato. Ha detto: “L’Italia è agli ultimi posti in Europa quanto a occupazione femminile e ai primi posti per disoccupazione giovanile e continuano ad aumentare gli infortuni sul lavoro. L’impegno che voglio portare in queste elezioni Europee è in linea con la voglia di battermi perché al lavoro, a ogni tipo di lavoro, siano garantite le stesse tutele. Un impegno per un salario minimo europeo con cui contrastare la concorrenza al ribasso su salari e diritti.“
DOMANDE AI CANDIDATI ALLE ELEZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO
1- Viviamo un periodo nel quale sempre più l'economia supera i confini nazionali e chiede alle nostre imprese di confrontarsi con realtà produttive di altri Paesi, di prendere decisioni attraverso professionisti che necessitano di competenze "europee". Quali strumenti si possono ipotizzare per creare un supporto alle nostre imprese e quindi dei loro consulenti, per facilitare le scelte di investimento in altri Paesi europei, sia in ambito fiscale che commerciale/organizzativo?
RISPOSTA:
Un forte elemento di facilitazione nella possibilità di operare oltre i confini nazionali, all'interno dell'Europa, per i professioni potrebbe venire, in primo luogo, da una maggiore armonizzazione delle regole fiscali. Che avrebbe anche la funzione di ridurre i fenomeni di dumping fiscale e di contrastare l'evasione. Potrebbe inoltre essere utile lo sviluppo, secondo regole condivise, di istituti di interpello preventivi, che aiutino i professionisti e le imprese a valutare le conseguenze fiscali delle loro scelte di internazionalizzazione. L'accesso alla formazione continua da parte dei professionisti, così come la possibilità di uno scambio anche professionale di esperienze (come previsto, ad esempio, nelle proposte in discussione in Europa di Erasmus fra professionisti) andrebbero sostenute ed incentivate. Un passo avanti importanti riguarda l'accesso ai fondi europei per il sostengo dell'innovazione e dell'internazionalizzazione riservati alle piccole imprese, anche ai professionisti. Penso che questa sia la direzione giusta.
2- Spesso le rigidità di accesso alle professioni di alcuni Stati membri, che non sempre equivalgono a garanzia per l’utenza, ma piuttosto rappresentano mere barriere all’accesso, prevalgono sull’interesse della circolazione dei servizi professionali.
In particolare nel nostro Paese non si tengono in piena considerazione tutte le professionalità che fanno riferimento alla Legge 4/2013 (Professioni non organizzate in ordini o collegi), spesso anche le istituzioni non tengono conto che il mondo professionale si suddivide in due sistemi (c.d. sistema duale) quello ordinistico che fa riferimento a professioni un tempo definite protette, ma che oggi soffrono di due fattori crescita e sistema previdenziale, quello libero associativo che accoglie professionalità in continua evoluzione e che sostiene, dal punto di vista previdenziale, la gestione separata dell’Inps. Non pensa che lo Stato e le Istituzioni in genere debbano maggiormente considerare questo nuovo sistema professionale in continua crescita qualitativa e numerica?
RISPOSTA:
Sono assolutamente convinta che i temi che voi proponete debbano essere affrontati, nell'ottica di estendere nel modo più uniforme possibile le tutele a entrambi i segmenti di questo mondo duale. Bisogna poi battersi per trovare un equilibrio fra apertura massima della concorrenza,con eliminazione delle barriere all'accesso, e necessità di regole di equo compenso, anche evitando clausole contrattuali capestro, per evitare lo sfruttamento dei professionisti, specie più giovani, e uno svilimento del loro lavoro.