Due domande dell'INT ai Candidati alle elezioni europee
Roma
19-05-2019
Le risposte di Isabella Tovaglieri, pervenute il 19 maggio, Candidata nella Circoscrizione nord-ovest per Lega - Salvini
Isabella Tovaglieri, nata a Busto Arsizio (VA) nel 1987, laureata in Giurisprudenza, è Vice Sindaco del comune di Busto Arsizio.
Dichiara: "L’Europa può fare molto e noi possiamo fare molto per l’Europa. Di certo è svilente che le menti più brillanti italiane siano attualmente fuori dall’Italia: non dobbiamo rassegnarci e votare, sento molto il fatto di essere espressione di un territorio che cercherò di servire al meglio, se eletta".
DOMANDE AI CANDIDATI ALLE ELEZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO
1- Viviamo un periodo nel quale sempre più l'economia supera i confini nazionali e chiede alle nostre imprese di confrontarsi con realtà produttive di altri Paesi, di prendere decisioni attraverso professionisti che necessitano di competenze "europee". Quali strumenti si possono ipotizzare per creare un supporto alle nostre imprese e quindi dei loro consulenti, per facilitare le scelte di investimento in altri Paesi europei, sia in ambito fiscale che commerciale/organizzativo?
RISPOSTA:
Questo è uno dei tanti motivi per cui la Lega si presenta a queste elezioni con la prospettiva e l'ambizione di cambiare radicalmente questa Unione Europea che, così com'è attualmente, non funziona e non ci piace. Vogliamo costruire un'Europa diversa, più vicina alle esigenze delle imprese e capace di accompagnarle efficacemente ad affrontare le sfide della globalizzazione, invece che costringerle a districarsi tra le complicazioni dell'euroburocrazia e i vincoli che vengono imposti. Ecco perché immagino un'Unione Europea che semplifichi drasticamente le procedure di accesso ai finanziamenti europei e che favorisca quei soggetti, come le PMI e i professionisti, maggiormente esposte ai rischi della concorrenza internazionale, incentivandone la crescita con programmi e politiche ad hoc di sostegno all'innovazione. Gli uffici europei e gli strumenti messi a disposizione dalle istituzioni europee, tra cui i fondi strutturali, dovrebbero avere come priorità proprio quella di supportare le imprese nel loro operare, anche attraverso la formazione dei consulenti e la qualificazione professionale, e di agevolare le relazioni intra-comunitarie, impedendo che si verifichino fenomeni di dumping salariale e sociale, o di delocalizzazione produttiva all'interno dei confini europei. L'Europa unita ha senso se protegge tutti coloro che ci stanno dentro, non certo se genera concorrenza sleale all'interno dei propri confini o peggio se tutela gli interessi di alcuni Stati aderenti a scapito di altri.
Questo è uno dei tanti motivi per cui la Lega si presenta a queste elezioni con la prospettiva e l'ambizione di cambiare radicalmente questa Unione Europea che, così com'è attualmente, non funziona e non ci piace. Vogliamo costruire un'Europa diversa, più vicina alle esigenze delle imprese e capace di accompagnarle efficacemente ad affrontare le sfide della globalizzazione, invece che costringerle a districarsi tra le complicazioni dell'euroburocrazia e i vincoli che vengono imposti. Ecco perché immagino un'Unione Europea che semplifichi drasticamente le procedure di accesso ai finanziamenti europei e che favorisca quei soggetti, come le PMI e i professionisti, maggiormente esposte ai rischi della concorrenza internazionale, incentivandone la crescita con programmi e politiche ad hoc di sostegno all'innovazione. Gli uffici europei e gli strumenti messi a disposizione dalle istituzioni europee, tra cui i fondi strutturali, dovrebbero avere come priorità proprio quella di supportare le imprese nel loro operare, anche attraverso la formazione dei consulenti e la qualificazione professionale, e di agevolare le relazioni intra-comunitarie, impedendo che si verifichino fenomeni di dumping salariale e sociale, o di delocalizzazione produttiva all'interno dei confini europei. L'Europa unita ha senso se protegge tutti coloro che ci stanno dentro, non certo se genera concorrenza sleale all'interno dei propri confini o peggio se tutela gli interessi di alcuni Stati aderenti a scapito di altri.
L'Italia è uno dei principali Paesi contributori netti dell'Unione Europea, e credo che non possiamo rassegnarci all'idea che per le nostre imprese l'Europa sia considerata non solo lontana e spesso inavvicinabile, ma addirittura un "nemico" che impone regolamentazioni a volte illogiche, a fronte di scarsissimi benefici e vantaggi percepiti. Il nostro compito, la nostra sfida, in questa nuova legislatura che stravolgerà gli schemi che hanno governato fino ad ora il Parlamento Europeo e le istituzioni di Bruxelles, è proprio quello di ribaltare l'approccio con cui l'Unione Europea si rapporta con le imprese e i cittadini. Non più un carrozzone impersonale che produce burocrazia e vincoli, com'è oggi, ma un'opportunità per fare rete e per creare un ombrello in grado di proteggere le sovranità nazionali e il tessuto produttivo dei singoli Stati membri, valorizzandoli e promuovendoli anziché cancellarli nel nome dell'omologazione.
2- Spesso le rigidità di accesso alle professioni di alcuni Stati membri, che non sempre equivalgono a garanzia per l’utenza, ma piuttosto rappresentano mere barriere all’accesso, prevalgono sull’interesse della circolazione dei servizi professionali.
In particolare nel nostro Paese non si tengono in piena considerazione tutte le professionalità che fanno riferimento alla Legge 4/2013 (Professioni non organizzate in ordini o collegi), spesso anche le istituzioni non tengono conto che il mondo professionale si suddivide in due sistemi (c.d. sistema duale) quello ordinistico che fa riferimento a professioni un tempo definite protette, ma che oggi soffrono di due fattori crescita e sistema previdenziale, quello libero associativo che accoglie professionalità in continua evoluzione e che sostiene, dal punto di vista previdenziale, la gestione separata dell’Inps. Non pensa che lo Stato e le Istituzioni in genere debbano maggiormente considerare questo nuovo sistema professionale in continua crescita qualitativa e numerica?
RISPOSTA:
Assolutamente sì, le professioni non regolamentate meritano una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, perché nel nostro Paese non ci possono più essere professionisti di serie A e di serie B. Credo che la Lega al governo abbia già dimostrato concretamente, con provvedimenti come la Flat Tax e Quota 100, di avere le idee chiare sugli obiettivi da portare avanti con la massima determinazione, allo scopo di sbloccare le situazioni più ingessate nel nostro Paese. Misure volte innanzitutto a liberare energie e ad incentivare chi lavora e chi merita: ecco perché mi batterò per una più efficiente legislazione a sostegno delle professioni non regolamentate e del riconoscimento delle qualifiche professionali a livello europeo.