Roma
19-10-2017
Non c’è pace…
Si è appena sopita l’aspra (e giustificata) polemica sullo spesometro, si è fatto appena in tempo a plaudire alle dichiarazioni (condivise) del Direttore dell’Agenzia delle Entrate ed alle semplificazioni (richieste ripetutamente) del suddetto obbligo, annunciate dal Presidente della Commissione Finanze della Camera, ed ecco che spuntano ipotesi di norme (girano solo bozze approssimative e criptiche), all’interno della Legge di Bilancio che, se confermate, francamente sono assolutamente incomprensibili ed allontanano, se mai ci fosse stato un avvicinamento, il contribuente dal fisco. Certo, sono abbastanza “scafato” per comprendere, da cittadino e professionista, la necessità di reperire risorse per il bilancio dello Stato e per permettere di introdurre incentivi, benissimo quelli per le assunzioni dei giovani nel DL fiscale, ma cambiare le regole del “gioco” a partita iniziata, anzi quasi terminata, mi pare che non abbia giustificazione alcuna. Mi riferisco, in particolare, allo spostamento dell’applicazione dell’IRI (al 2018? nelle bozze appare solo un titolo un art. senza numero “Capo III Disposizione in materia di entrate Art. … Rinvio IRI” l’imposta sul reddito d’impresa) prevista dal 2017 dalla Legge di Bilancio approvata nel 2016. In questi mesi, si è provveduto a fare calcoli, dare consigli, i più ottimisti hanno ricalcolato gli acconti in base a questa nuova modalità di tassazione ed ora? Se effettivamente l’entrata in vigore della sciagurata modifica sarà approvata, tutto da rifare, credibilità da recuperare (dei professionisti e dello Stato) e rischio sanzioni. So che tutto possa sembrare fumoso, così come fumosa è la normativa tributaria, ma chi come me, muove le carte (fiscali) sa di cosa parlo. Ora va bene la ragion di cassa, sono un sostenitore convinto del welfare e dell’aiuto alle fasce più deboli, ma non così. Eppure ci sono altre vie per il recupero di gettito, basterebbe avere l’umiltà o anche solo il buon senso di chiedere quella collaborazione che lo Stato proclama. Chiedere a chi di fatto rappresenta il vero front office nell’applicazione delle norme tributarie cioè gli intermediari fiscali. Ho detto, nell’audizione della Commissione parlamentare per la semplificazione, che senza tavoli o commissioni, basterebbe l’invio, anche on-line, delle proposte normative alle rappresentanze dei predetti intermediari per avere pareri appunto di chi muove le carte, certo pareri che dovranno essere improntati all’interesse generale e non di parte, sia chiaro, ma che potrebbero evitare polemiche, proteste ed ingiustizie o almeno limitarle. Mi scuso o forse no, per lo sfogo, ma la situazione è sempre più tesa e qualche preoccupazione (eufemismo) è rappresentata anche dall’obbligo della fatturazione elettronica b to b, strumento che rappresenta il futuro questo è certo, ma che andrà introdotto con grande attenzione. Non mi resta che chiudere con una speranza, come ribadiva il mio professore di Diritto, spero che il legislatore utilizzi nella sua funzione “la diligenza del buon padre di famiglia”, quella diligenza che mi pare però qualcuno abbia perso.
Eh si, non c‘è pace…
Riccardo Alemanno
Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi ovvero un semplice tributarista